lunedì 1 dicembre 2014

PER TE – Irene Papas (Mikis Theodorakis)


Per te canterò
se tu non puoi cantare
il tuo dolore scorrerà, scorrerà
nel fiume della vita.

Per te respirerò
la luce del mattino
i giorni tuoi ricorderò, ricorderò
le sere dell’amore.

Di te parlerò
con gente della strada
così nel mondo tu vivrai, tu vivrai
e non sarai più solo
Così nel mondo tu vivrai, tu vivrai
e non sarai più solo…



sabato 1 novembre 2014

LA LEGGENDA DEL CRISANTEMO


"Una bimba e una mamma vivevano insieme in un paese lontano lontano. Abitavano in una povera casa tutta sola in un piccolo giardino. Erano felici lo stesso, perchè si volevano bene.
Un giorno la mamma si ammalò. La bimba era sempre intorno a lei, a farle delle carezze e a prepararle qualche conforto. Ma i denari mancavano e l'ammalata stava sempre peggio.

Una mattina la piccina volle chiedere aiuto alla Vergine Maria. Prima di avviarsi verso la chiesa, ella cercò qualche cosa da offrire alla Madonna. Si guardò intorno: nulla! Ad un tratto si accorse di un fiore sbocciato nel suo giardino. Lo colse. Lo depose ai piedi dell'altare e si inginocchiò. Grande era la sua pena e il suo cuore batteva forte forte. Allora nel buio e nel silenzio della chiesa le parve di sentì bisbigliare alcune parole :

"La tua mamma vivrà ancora tanti anni quanti sono i petali del fiore che hai offerto."

Era forse la Madonna che aveva parlato così ? La piccina ne fu sicura. Si alzò, riprese il fiore, contò i petali che formavano la corolla.
Così pochi ? Ella voleva la mamma sempre con sè.
Piano piano, con le sue mani leggere, divise ogni petalo in tanti striscioline sottili e lunghe. Quanti erano i petali, ora? Dieci, venti, trenta, molti di più. 

La promessa della Madonna si avverò e la mamma visse tanti anni ancora accanto alla sua figliuola.
Per questo in quel giardino, e nei giardini vicini, e poi in quelli di tutto il mondo, un nuovo fiore crebbe: il Crisantemo, delicato, dai cento petali sottili."

domenica 26 ottobre 2014

FORSE L'AMORE


Forse l'amore è come un luogo di riposo, un riparo dalla tempesta
Esiste per darti comodità, è lì per tenerti al caldo
E in quei momenti di difficoltà, quando sei più solo
I ricordi dell'amore ti riporteranno a casa

Forse l'amore è come una finestra, forse una porta aperta
Ti invita ad avvicinarti, vuole mostrarti di più
E se mai perderai te stesso e non saprai cosa fare
I ricordi dell'amore ti aiuteranno a superare la difficoltà

Oh, l'amore per alcuni è come una nuvola, per altri è forte come l'acciaio
Per alcuni è un modo di vivere, per alcuni è un modo di sentirsi
E alcuni dicono che l'amore è possedere, altri lasciare liberi
E alcuni dicono che l'amore è tutto, altri dicono che non sanno

Forse l'amore è come l'oceano, pieno di conflitti, pieno di dolore
Come il fuoco quando fuori fa freddo, quando tuona e piove
Se dovessi vivere per sempre, e tutti i miei sogni si realizzassero
I miei ricordi d'amore sarebbero con te

E alcuni dicono che l'amore è possedere, altri lasciare liberi
E alcuni dicono che l'amore è tutto, altri dicono che non sanno

Forse l'amore è come l'oceano, pieno di conflitti, pieno di dolore.
Come il fuoco quando fuori fa freddo, quando tuona e piove
Se dovessi vivere per sempre, e tutti i miei sogni si realizzassero
I miei ricordi d'amore sarebbero con te.



martedì 21 ottobre 2014

CON UN NASO ROSSO

Giovedì, 16 ottobre 2014
è stato presentato al Festival del Cinema Nuovo (di quest'anno)
questo cortometraggio dei ragazzi della cooperativa Il Sorriso  di Pessano.
Verdetto espresso dalla giuria presieduta dal regista Pupi Avati:

PRIMO PREMIO!
BRAVISSIMI !!!


domenica 19 ottobre 2014

FRANCESCO, FAMMI VOLARE!


racconto di Lucio Dalla.



Mi svegliai che era appena l’alba ed ero in una cella del convento di Assisi, pronto per andare alla messa, ed erano quasi le 6.00 quando arrivai nella cappella dove un padre officiava.

Mi accorsi che il sonno era più denso del previsto e tutt’altro che finito, tant’è vero che appena cominciata la messa, caddi in un torpore anomalo e diverso dal classico rintronamento mattutino. Così che ricominciai a sognare.
Questo nuovo sogno si ricollegava al precedente, mano a mano che proseguiva mi rendevo conto che era come il secondo tempo del primo sogno, ed ebbi la sensazione netta, e questa volta più precisa, che il sogno era Francesco. Francesco bambino, ragazzo e vecchio, tutti insieme. Diverso da come lo volevano tutti, madre, padre, amici. Diverso da come lo volevano tutti ma non diverso da come lo voleva Dio.
Io incredulo mi avvicinavo e dicevo: “Ma sei proprio tu?” e lui, a mezzo sorriso, con l’aria di sfida che si ha nei confronti degli increduli, mi disse, indicando il saio: “Tocca” e in quel momento, appena ebbi tra le dita il tessuto del Santo, sentii l’odore del fieno tagliato, mi sembrò di essere in mezzo ad un campo di grano. 

Ritrassi la mano come da una fiamma o comunque da una scottatura, e mi sembrò che l’aria si scaldasse e dall’aria uscisse come un suono di battere d’ali che puoi sentire nelle piazze d’Italia o comunque nei paesi dove i colombi planano sui turisti. Fu proprio quel suono a rassicurarmi che Francesco era davvero Francesco, che la piazza era una delle tante piazze che normalmente si visitano la domenica e che io ero contento di essere lì.

Senza alcun timore chiesi: “Cosa vuoi da me?” e lui, senza l’aria di voler correggermi e forse anche un po’ divertito, rispose: “Cosa vuoi tu da me? Tu mi conosci ed io conosco te” e io, un po’ ruffiano, un po’ per compiacerlo e un poco per i suoi piedi sporchi di terra e di fango che spuntavano dal saio, gli dissi, chiedendolo: “Camminiamo?”.
E cominciammo a girare sfiorando i muri della piccola chiesetta dove l’altro frate diceva messa e fu un parlare silenzioso se non addirittura muto, se non per le risposte che Francesco dava all’altro padre mentre officiava come un qualsiasi chierichetto di una parrocchia di campagna intorno agli anni ‘30, comunque tra le due guerre mondiali. 

Era curioso come le parole mi uscissero dalla bocca completamente mute e statiche, sembravano una fila di uova di gallina di un ordinato pollaio del Nord.
Ma il mio cuore era un vulcano, i pensieri uscivano come lava e avevo la sensazione che fossero esattamente il contrario delle parole che li rivestivano.
Francesco al mio fianco, mentre passava tra i banchi della chiesetta, con la stoffa del saio, li lucidava, li puliva, li ordinava in fila, come una qualsiasi servetta friulana faceva tutte le mattine nella casa dove lavorava.
Passò anche davanti a una curiosa acquasantiera, che non era altro che una mano di pietra che nell’incavo teneva solo due o tre gocce d’acqua, e questa volta più decisamente mi sorrise dicendo: “Questo è un fiume, anche se fuori ci sono i fulmini”. Non mi azzardai neanche a chiedergli la spiegazione di quello che mi aveva detto. Gli dissi solamente: “Anch’io” e lui rispose semplicemente: “Lo so”.

Questo breve dialogo, fatto durante la messa alla quale partecipavo, mi causò un momentaneo senso di colpa, come se stessi disturbando la funzione, e che io fossi ancora bambino in collegio e l’assistente come al solito dicesse: “Sei il peggio di tutti” e io gli rispondessi con orgoglio: “Lo so” e lui, come se avesse fatto un tredici al totocalcio, al massimo del piacere, mi dicesse col dito puntato verso la porta: “Fuori!”
Questo strano senso di colpa mi ha sempre seguito come un qualcosa di inadattabile al misticismo obbligato, un poco coatto, delle chiese, da San Pietro all’ultima chiesaccia del Bronx, mentre all’aperto mi sentivo vicino a Dio come una zolla vicino all’albero, o nella terrazza di casa mia di notte, sotto un cielo stellato mi perdo ancora oggi dentro una di quelle stelle. 

Francesco ritrasse la mano dall’acquasantiera, mi guardò e mi disse che anche per lui era sempre stato così, che Dio è dappertutto, negli alberi, nelle piante, nei fischi lontani dei treni, nel filo spinato, nei denti e nelle bocche che sorridono come nelle lacrime degli occhi che piangono, per non parlare negli animali, perfino nel pallone quando entra nella porta e fa goal, e che forse, qualche volta, a Gesù in ritardo, è capitato di saltare una delle grandi chiese addobbate e di aver continuato a pregare suo Padre per strada in mezzo al traffico. Il suono della ‘R’ nella parola ‘traffico’ mi svegliò improvvisamente, ma mi svegliai con una grande stanchezza alle ali, come un passero che ha sbattuto contro l’inferriata della sua gabbietta.

Mi resi conto che, per quanto meravigliosa e calda la chiesetta dove si svolgeva la funzione, quella strana atmosfera di dolce inconveniente che sentivo durante il sogno era finita e che il vero tempio, la vera casa di Dio, è la nostra anima, anche quella più buia o più difficile da raggiungere, e che Francesco siamo noi al momento della speranza, quando siamo in attesa e confusi e lo sono soprattutto i nostri sensi e, in un mondo come quello che ci circonda, la nostra pace. E mentre pensavo e sentivo questo e il frate a conclusione della messa diceva: “La pace sia con voi” io gli risposi: “Francesco, fammi volare!”.




sabato 21 giugno 2014

21 giugno SOLSTIZIO D’ESTATE


PERCHÉ IL SOLSTIZIO D’ESTATE È ASSOCIATO A STONEHENGE?

L’estate inizia ufficialmente oggi 21 giugno, data alla quale noi del nord equatore ci riferiamo come Solstizio d’estate. 
Questo giorno rappresenta l’arrivo del caldo, del mare e del sole, ma nei secoli passati, è stato festeggiato in modi diversi e affascinanti, legati a miti e leggende delle culture del mondo.

Al solstizio d’estate è anche associato il sito neolitico più famoso del mondo: migliaia di turisti e curiosi ogni anno si recano a Stonehenge per ammirare il sole sorgere sulla pietra centrale, in un momento estremamente spirituale. 


Stonehenge è un sito neolitico che si trova vicino ad Amesbury nello Wiltshire, Inghilterra, circa 13 chilometri a nord-ovest di Salisbury sulla Piana di Salisbury. Il complesso monumentale di Stonehenge è il fulcro dei misteri legati al solstizio e all’equinozio: le pietre che lo compongono sono infatti allineate in corrispondenza dei punti in cui il sole sorge in quei particolari giorni, motivo per cui è stato ipotizzato che il sito fosse un antico osservatorio astronomico.
Tuttavia, poco si sa riguardo la costruzione di Stonehenge: la tradizione più popolare la vede legata al culto dei druidi, che istituirono il sito come luogo di sacrifici.

Ogni megalite che compone il complesso, ha un nome e una storia: la più curiosa è quella legata alla cosidetta Pietra del Tallone (Heel Stone), anticamente conosciuta con i nomi di Pietra del Sole (Sun-Stone) e Tallone del Frate (Friar’s Heel).
Un racconto popolare spiega così l’origine del nome: “Il diavolo comprò le pietre da una donna in Irlanda, le avvolse e le portò sulla piana di Salisbury.  Una delle pietre cadde nel fiume Avon, le altre vennero portate sulla piana. Il diavolo allora gridò, ‘Nessuno scoprirà mai come queste pietre sono arrivate fin qui”‘ Un frate rispose, ‘Questo è ciò che credi!’, allora il diavolo lanciò una delle pietre contro il frate e lo colpì su un tallone.  La pietra si incastrò nel terreno, ed è ancora lì.”

Ma chi posizionò quelle pietre così grandi? Secondo Goffredo di Monmouth, fu Mago Merlino a dare ordine ai giganti di trasportare le pietre in Inghilterra dall’Africa. Per adesso molte sono le teorie dietro la natura dei megaliti. Tra mito e realtà, quello di Stonehenge rappresenta uno dei misteri più affascinanti della storia dell’uomo.


domenica 11 maggio 2014

STANNO A GUARDARE

Stanotte Luna e Stelle
stanno  a guardare

Ho preso il vecchio calesse
trainato dal fiero cavallo nero
e vagando
per le strade della mia cittadina
immagino l’amore a me vicino

Sento il calore dell’abbraccio
Le carezze e i baci

Stanotte Luna e Stelle
stanno  a guardare…
… m’aiutano a sognare!

di Anna G. Mormina

domenica 16 marzo 2014

16 marzo...


Finalmente ho finito di aggiornare i miei 'scritti'... ora spero di essere costante...

LA COSA PIU' BELLA DELLA SUA VITA!


Anche se per poco,
era riuscita a trasmettergli
la purezza del suo sentimento
nonostante i pregiudizi, le avversità della gente…

Ma come in un cattivo sortilegio,
lui l’aveva dimenticata…

… e volò via lei, con le rondini
portandoselo nel cuore
… era “la cosa più bella della sua vita”…

  Il cuore di lui si svegliò …
… percepì il pericolo
Calde lacrime, sciolsero il ghiaccio della sua memoria

Non volle perderla e la raggiunse, là
dove non esiste sofferenza
dove da sempre, regna solo Amore

di Anna G. Mormina


Ispirata dal film: “La fiamma sul ghiaccio”, di Umberto Marino con Raoul Bova e Donatella Finocchiaro. Colonna sonora finale IL MIO MONDO di Umberto Bindi.

Non oggi…

Scivola una lacrima sulla guancia
Non chiedermi perché
non oggi…

Sofferenze e delusioni
hanno colpito il corpo, il cuore

Rivoli di lacrime
scendono ad alleviare la mia Anima
Non chiedermi perché
non oggi…

di Anna G. Mormina

Il dolce “sentire”…

Sospesa
fra il cielo stellato e lo spazio infinito
il suo cuore
provò emozione nella tenerezza di un abbraccio
in un lieve bacio sussurrato fra i capelli…

 Fu dolce quel “sentire”
e affacciarsi alla Porta dell’Amore…

di Anna G. Mormina

MUGHETTO

L’ovale, appuntita foglia
avvolge, sostiene il rametto chinato
colmo di campanule bianche
su cui, la rugiada mattutina s’è posata …

… e cadono stille di gocce profumate
scivolano giù
verso la coppa tenuta fra le mani
dalla minuscola, eterea Fata …

… le raccoglie una ad una
per farne dono a chi ha perso il sorriso
la gioia d’Amare…

… un nuovo giorno sta per cominciare!

di Anna G. Mormina

SBIRULINO

Voglio parlarvi di Sbirulino
l’omino cloun un po’ birichino
 col viso bianco e il naso rosso
 strilla felice a “più non posso”.

Porta un nero cappellino
 al collo, rosa è il cravattino
 larghi son giacca e pantaloni
stretti e lunghi gli scarponi.

Tiene sempre fra le dita
una grande margherita
 sottobraccio stringe un cavallo
come fosse suo fratello.

Vuol che i bimbi sìan contenti
e canta storie divertenti…
Dov’è nato, sai dirmelo tu?
Non da un circo ma dalla tivù!

Tempo fa, è andato via in fretta
dicendo: “lassù un amico m’aspetta!”
Ora ci guarda dal Paradiso
con il suo splendido sorriso!

Anna G. Mormina

Dedicata alla simpatica Sandra Mondaini, unica interprete di Sbirulino


                   

NEVE DI APRILE

I tulipani eran già fioriti quando 
la Regina delle nevi pensò di coprire il giardino...
Essi però, non mutarono il loro colore...
 
... petali rossi spiccavano vittoriosi...


di Anna G. Mormina

TICCHE TACCHE, TICCHE TACCHE…

Ho una sveglia vecchio stile,
senza corrente nemmeno pile,
giro dal retro una chiavetta,
così funziona, ed è perfetta!

Dodici numeri sono presenti,
le lancette ruotan costanti,
 sullo sfondo un’aiuola piccina,
è la dimora di una gallina.

Becca da terra chicchi di grano,
sente il rumore di un aeroplano,
vede sul viale un ragazzo biondo
però s’è persa quasi un secondo…

Passa una nuvola dispettosa,
l’acqua fredda sul capo le posa,
 arriva improvviso uno starnuto,
uffa, è indietro quasi un minuto!

Per andare a s-passo col Tempo,
deve correre come fa un lampo,
il cielo la notte di blu si colora,
io m’addormento lei invece lavora.

Sorge l’alba e nel giusto istante,
Ticche tacche mi chiama trillante,
mi chiedo quindi: chissà perché,
 così simpatiche più non ce n’è!

di Anna G. Mormina

… non si è mai troppo adulti …

… non si è mai troppo adulti 
per rinunciare a seguire gli aquiloni…

Anna G. Mormina

SOTTO IL SEGNO DEL DRAGONE (23 GENNAIO 2012)

“È festa quasi a fine mese!”
Me lo disse un saggio cinese

Aggiunse poi con uno sbadiglio:
“Se ne va l’anno del Coniglio…

… ma arriva quello del Dragone!”
Continuò un poco sornione:

“Chi nascerà sotto quel segno
realizzerà ogni suo sogno!”

Penso quindi che ogni famiglia
stia aspettando un figlio o una figlia

Perciò le cicogne saran numerose
e porteran “bimbi” a tutte le spose!!!

di Anna G. Mormina

W LA CIVILTÀ

Si alza all’alba Mariolina
dalla finestra della cucina
ne vede tante di persone
che non hanno educazione!

Vanno a spasso col cagnolino
ad ogni casa, ogni angolino
le bestiole, grandi o piccine
lasciano lì, le loro ‘cacchine’

Mariolina, di malumore
non sopporta più quell’odore
Pulisce, mette anche lo zolfo
che gli ha dato l’amico Rodolfo

Poveri cani, ‘la fanno’ di fretta…
Nessuno usa sacchetto e paletta?
Ci pensa, scrive e sul suo cancello
mette un grande, enorme cartello:

<<Questa casa, ha i muri netti
spero quindi tu li rispetti.
Se gli escrementi lasci qua
non conosci la Civiltà!!!>>

di Anna G. Mormina

ORCHIDEA VIOLA

Lei
mia compagna sulla Strada della Speranza
partì per il “Viaggio Senza Ritorno”

Mi aveva lasciato
una piccola ampolla con un’Orchidea Viola
… dovevo darle poche gocce d’acqua
per non farla appassire…

Una mattina
m’addormentai d’un sonno lungo, profondo
L’Angelo, che da sempre mi è vicino
vide quel fiore
lo percepì come simbolo di cattivo presagio
ne ebbe timore e lo gettò

… passò del tempo, mi risvegliai
tornai a vivere…

Molto è il tempo ch’è passato
Ogni volta che guardo l’Orchidea Viola
mi rattristo e penso a lei
ad Adriana
… ai suoi lunghi capelli neri
capelli, che nella realtà
non ho mai avuto modo di vedere…

di Anna G. Mormina

FIORE DI CAMPO

Vorrei essere un Fiore

Non sto pensando ad una Rosa
le spine, senza volere
potrebbero graffiare, ferire

Vorrei essere un Fiore di Campo…
… piccolo, bianco

Lo so
non vivrei molto
Ma non farei del male a nessuno
sarei felice con tutti
e in pace con me stessa

... vorrei davvero essere
come un piccolo Fiore di Campo...

di Anna G. Mormina

PANDORA E IL VASO

Ho letto a scuola, in biblioteca
una leggenda mitologica greca
 e mi chiedo: “sarà stato un caso
se Zeus a Pandora diede un bel vaso?”

Non fu il caso, ma un gran tranello!
Per una donna era meglio un anello!
(Che senso ha regalar marmellata
se non vuoi che venga mangiata?)

Le ordinò di non aprirlo mai
“Mi raccomando o saranno guai!”
Ma una mattina si alzò di buon’ora
e alzò il coperchio la bella Pandora…

Veloci uscirono i mali del mondo
solo Speranza rimase là in fondo
la liberò poi, ma senza fretta
e la frittata ormai era fatta!

 Se non avesse aperto il vaso
se non ci avesse messo il naso
di certo meglio staremmo tutti
giovani, anziani, belli e brutti

Ora nessuno avrebbe dolori
non ci sarebbero i dottori
magari in numero ridotto
giusto per metter qualche cerotto!

Non avesse aperto il vaso…
… non ci avesse messo il naso!
Purtroppo era molto curiosa
perciò divenne tanto famosa…

di Anna G. Mormina

UN CARO SALUTO…

Vedo la tua cartolina e penso a te
 come fosse ieri…

… prima di tornare a casa
sfiorarsi con gli occhi
gioire per un tuo semplice saluto
sentire il cuore far le capriole
sognare il volo dei gabbiani…

Mi mancò il coraggio
di soffiare su un sentimento debole
ma non ancora spento

… tu forse, lo avevi capito…

Sorrido con un piccolo rimpianto
mentre rileggo il tuo scritto ormai sbiadito:

“Un caro saluto…”

di Anna G. Mormina

TUTTO IL MONDO È PAESE

Due piccoli pesciolini,
nuotano nel blu dei fondali marini
 La sogliola pensa: “Non sono normali
li vedo gialli, saran tropicali!”

Un polpo sussurra ad una sardina:
“Si vede bene che son nati in Cina!”
Insomma tutti stanno in disparte
quasi fossero scesi da Marte!

Il granchio, disteso sullo scoglio
si è svegliato, fa uno sbadiglio…
Dice ai pesci un po’ abbacchiati:
“Per me siete solo… innamorati!”

Già lo sanno che in fondo la gente
non capisce proprio un bel niente!
 Giocano, schioccano baci grossi
e per magia, diventano rossi!!!

di Anna G. Mormina